Partendo dalla chiesa di Santa Sofia si procede lungo Via Roma oltre l'incrocio, fino ad imboccare Via Oberdan sulla destra dove è ben visibile lo scolo Poazzo. Si segue la strada sino al ponte segnato dalla presenza di una piccola torre di guardia e, qui, si abbandona il corso del Poazzo che procede in direzione Raccano, girando a destra si segue Via Arginelli, poco dopo il bivio si gira a sinistra e, percorrendo la strada immersa nella campagna, si supera il cavalcavia per giungere alla casa natale di Benvenuto Tisi, non lontana dal centro abitato di Garofalo e dalla SS16. Volendo seguire la strada arginale del Poazzo, al bivio del ponte di cui si è detto, si procede in direzione Raccano, antico insediamento ed oggi frazione di Polesella, con la piccola chiesa risalente al XIII Secolo.
Il Poazzo è un corso d'acqua di origine naturale che in passato era un ramo del Po. Legato fortemente all'identità territoriale locale, ha costituito in passato un punto di riferimento essenziale per la storia di Canaro dividendo con un confine naturale i territori della Transpadana Ferrarese, a sud, da quelli di dominio veneziano, a nord.
un tempo attraversava anche l'abitato di Canaro, tratto che venne tombinato e interrato nel 1958 e, in seguito, occupato dai giardini pubblici antistanti la chiesa di Santa Sofia. Attualmente scorre nel suo alveo in direzione ovest-est da Stienta a Raccano descrivendo, con le sue golene incorniciate dalla cannuccia di palude (Phragmites australis), un percorso sinuoso attraverso la campagna, delimitando, a tratti, piccoli campi coltivati, vigneti, orti e disegnado scorci caratteristici lungo stradine sopraelevate.
Il complesso sorge in località Saline al centro di un'ampia zona coltivata lontano dai centri abitati, visibile dalla strada arginale dello scolo Poazzo che da Canaro porta a Fiesso Umbertiano.
La costruzione dell'edificio risale a periodo a cavallo tra il XVII e XVIII secolo, quando la Serenissima dava in concessione i suoi terreni per bonificarli e metterli a coltura. Documenti ne attestano la proprietà alla famiglia patrizia dei Grimani, prima, e dei Vendramin-Calergi, poi. la villa, probabilmente adibita ad abitazione del fattore, e destinata esclusivamente all'attività di produzione agricola, nel corso del tempo ha subito trasformazioni ma il copro centrale e la barchessa mantengono il loro carattere originario, da notare il cornicione del fronte con dentelli in pietra e gronda di tipo veneziano.
Antistante la villa e stende l'aia pavimentata con formelle di cotto, il cui stato di conservazione è ormai compromesso come gran parte dell'intera struttura.